Metodi Manuali nella Diagnostica Veterinaria – Pubblicazione della Di.Lab. S.r.l.

Lettera all’Editore pubblicata su Veterinary Clinical Pathology (In stampa).
Perchè parlare ancora di metodi manuali nella Diagnostica Veterinaria:
L’esigenza di scrivere tale lettera è nata dalle false informazioni che affermano che i metodi manuali nella Ematologia Veterinaria sono obsoleti e relegati al livello di una curiosità storica. Questo ha portato alla convinzione di molti che la qualità di un emocromo sia legata all’apparecchio utilizzato (fornendo per esempio un quantità di parametri derivati di dubbia utilità diagnostica), piuttosto che all’operatore. I metodi non automatici di analisi ematologica sono nella fattispecie: centrifughe per microematocrito, camera di conta manuali (Burker, Nageotte, etc), colorazioni specifiche (esempio: reticolociti).
Al contrario, esiste una ampia e recente bibliografia in ambito veterinario che riporta gli errori in cui incorrono i contaglobuli, quale che sia la tecnologia impiegata (laser, impedenziometrica, citometrica…). Tali errori sono segnalati, in campioni freschi, in diverse patologie e in tutti i parametri dell’emocromo, vale a dire RBC, WBC, HGB, HCT, PLT e Reticolociti. A ciò si aggiunge la nostra consapevolezza che ulteriori errori sono possibili per i campioni che sono trasportati, per numerose ore, sul territorio nazionale ed estero. Sperare che un contaglobuli possa fornire parametri affidabili nell’interpretazione di un’anemia dopo diverse ore di trasporto è davvero una pretesa. A correggere, laddove possibile, tali errori non esistono che i metodi manuali: centrifuga per ematocrito, camere di conta, colorazioni specifiche, osservazione microscopica.
Chi sostiene che nel 2018 i metodi manuali sono “sorpassati” e li relega a curiosità storica, fornisce una informazione palesemente pretestuosa ed errata, e qualsiasi laboratorio veterinario che NON utilizzi tali metodiche non può definirsi Laboratorio di Analisi Veterinarie.
Chiariamo ancora una volta che la “stima piastrinica“, che tanto è andata e va di moda, non sostituisce affatto la conta piastrinica ed ha una unica utilità: dare una opinione circa la quantità di piastrine in presenza di artefatti, (per esempio: aggregazione). In tutti gli altri casi, la conta esatta delle piastrine quando non è possibile ottenerla da un contatore automatico, si ottiene utilizzando le camere di Burker. La conta che si effettua sullo striscio ematico, è infatti solo indicativa e approssimativa (…stima…), in quanto ogni piastrina osservata nello striscio ne rappresenta “circa” 25.000 per µl ed è dipendente da fattori contingenti (stato di attivazione delle piastrine, presenza degli altri elementi figurati, etc.), tanto che essa varia a seconda della porzione di striscio in cui si effettua o per esempio dal numero dei globuli rossi che competono con le piastrine stesse per attaccarsi al vetrino.
Infine, consideriamo che la Diagnostica Veterinaria non comprende solo mammiferi: nessun contatore automatico legge gli emocromi di rettili anfibi e uccelli. Non a caso la Di.Lab S.r.l collabora da anni con la Stazione Anton Dohrn nel monitoraggio dei parametri ematologici di Tartarughe marine.