SDMA: Corretto utilizzo per evitare false diagnosi

L’utilizzo della SDMA nella pratica clinica, nel cane e nel gatto, è oramai stato sufficientemente studiato per trarne le conclusioni riguardo la sua efficacia come strumento diagnostico. Esso fu proposto come marker precoce di CKD (Malattia Renale Cronica) soprattutto nel gatto, ma anche nel cane. Esso fu proposto anche come marker di danno renale acuto. I problemi legati alla effettiva utilità dell’SDMA risiedono sia nel metodo di analisi utilizzato che nelle variazioni fisiologiche dei suoi valori basali. E’ riportata in letteratura l’esistenza di soggetti con valori di SDMA nella norma, pur essendo casi confermati di danno renale allo stadio III secondo la valutazione IRIS, e ci sono altrettante evidenze che i livelli di SDMA non dipendano solo da fattori renali. Infatti esistono soggetti sani con valori alti di SDMA, specialmente in gatti giovani o comunque non anziani. Le domande restano sempre le stesse: che informazioni utili e non equivoche si possono avere dall’utilizzare l’SDMA nella pratica clinica e che probabilità si hanno di effettuare diagnosi errate. Il problema è stato affrontato, in campo internazionale, da un team di esperti, e le conclusioni sono riportate in un breve articolo: SDMA: Best Practice Statement. In breve: l’SDMA ha una specificità pari al 91% nell’individuare gatti con CKD. Può sembrare una alta percentuale. Ma il fatto che tale malattia abbia una prevalenza del 5% nei gatti con meno di 10 anni di età, fa si che in tali soggetti (gatti con meno di 10 anni) si ha la probabilità di false diagnosi pari al 60% dei casi. Tale percentuale sale ben al 90% nei cani. In tali soggetti, usare l’SDMA come marker di CKD, porterà quindi molto probabilmente ad una diagnosi errata.

Inoltre, negli animali con normale massa muscolare, l’utilizzo dell’SDMA non offre alcuna informazione addizionale rispetto all’utilizzo della creatinina.

Le conclusioni del gruppo di studio sono che:

  • l’SDMA non dovrebbe essere utilizzato indiscriminatamente nei profili di screening, in particolare nei soggetti giovani o di media età clinicamente sani
  • Nei soggetti con normale massa muscolare, il dosaggio dell’SDMA non offre alcun vantaggio rispetto al dosaggio della creatinina
  • Nel danno renale acuto, l’SDMA non offre alcun vantaggio rispetto al dosaggio della creatinina
  • Se esiste il sospetto di malattia renale cronica in soggetti non azotemici (basandosi per esempio sull’età, sulla persistenza di proteinuria o di una alterato rapporto Pu/Cu, o se esiste una significativa perdita di massa muscolare; etc) allora in questi casi il dosaggio dell’SDMA può essere un utile test affiancato al dosaggio della creatinina. Per la lettura dell’articolo in originale e della bibliografia, fare riferimento a questo articolo.